Thomas Clement Salomon
Leggi i suoi articoliBaltimora, nel Maryland, è la città dove si può ammirare la seconda più vasta collezione di dipinti italiani in America dopo quella del Metropolitan Museum di New York. L'originaria Walters Art Gallery, nel 2000 rinominata Walters Art Museum, venne fondata nel 1934 grazie al lascito del magnate delle ferrovie Henry Walters. Egli donò alla città di Baltimora la collezione d'arte che raccolse anche grazie a suo padre, William T. Walters, due edifici per ospitarla e una cospicua dotazione per gestirla.
Ideata «a beneficio del pubblico», la galleria perseguiva la missione del suo fondatore il quale mirava a mostrare la grande arte alla popolazione creando un luogo di incontro in cui la gente, di qualsiasi estrazione sociale, potesse beneficiare della visione delle sue opere. Situato nel quartiere Mount Vernon, oggi il Museo di Baltimora è composto da un campus di cinque edifici storici e custodisce oltre 35mila opere d'arte.
Gran parte della raccolta riflette i gusti individuali di William e Henry Walters. La loro visione «eurocentrica», in linea con quella dei più grandi collezionisti vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo, mirava a riunire gli oggetti più esemplari e significativi della creatività umana. William raccolse prevalentemente sculture europee e arti decorative asiatiche, mentre Henry ampliò la collezione acquistando manoscritti islamici, dipinti europei, pezzi archeologici delle antiche civiltà mediterranee, ma anche una selezione di oggetti russi, tra cui due Uova di Fabergé.
Henry Walters si avvalse di Bernard Berenson quale suo agente e attraverso la sua intermediazione acquistò opere come l'«Annunciazione» di Bicci di Lorenzo e il «Mito di Io» di Bartolomeo di Giovanni. Fiore all'occhiello del Museo di Baltimora è la straordinaria collezione di dipinti italiani messa insieme, nella seconda metà dell'Ottocento, dal prelato don Marcello Massarenti e poi acquistata, nel 1902, da Walters.
La collezione Massarenti era composta da circa 1.700 opere custodite a Roma nel Palazzo Accoramboni, situato in Piazza Rusticucci, edificio che venne successivamente demolito e ricostruito sul lato nord della nuova Via della Conciliazione. Essa comprendeva una rilevante selezione di dipinti databili dal XII al XVIII secolo, ma anche bronzi rinascimentali, avori e antichità etrusche e greco-romane.
Questa collezione romana era ben nota sul mercato dell'arte verso la fine dell'Ottocento. Ne venne pubblicato un catalogo che, assai ottimisticamente, attribuiva diverse opere in essa custodite ad artisti del calibro di Giotto, Masaccio, Leonardo, Tiziano, Caravaggio e non solo. Tali attribuzioni, ovviamente, non hanno retto la prova del tempo. Nel 1898 il mercante Joseph Duveen visitò Palazzo Accoramboni e sostenne che la maggior parte dei dipinti della collezione fossero copie da grandi maestri e comunque opere di artisti minori.
La dubbia reputazione della raccolta Massarenti non era però giustificata. Anche Walters era cosciente che l'attribuzione di alcuni dipinti andasse riesaminata e che non tutte le opere fossero di eccelsa qualità, nonostante ciò, essa custodiva notevoli capolavori di diversi artisti italiani. È probabile che Henry Walters ne portò avanti l'acquisto proprio nell'ottica di donarla per la realizzazione di un museo dopo la sua morte.
Tra le opere più significative in essa custodite vi è «La Città ideale» dipinta su tavola da Fra Carnevale tra il 1480 e il 1484. Si tratta di una splendida veduta di una piazza ideale in cui, attraverso un'impareggiabile prospettiva, viene celebrato l'ordine che regola una buona società governata da un principe virtuoso. L'architettura può essere interpretata quale metafora del buon governo e la prospettiva incarna l'ordine e la razionalità di una città-stato ideale: valori particolarmente sentiti alla corte del duca di Urbino, Federico Montefeltro e trattati sapientemente da Leon Battista Alberti.
All'interno della composizione cinque edifici definiscono la piazza: al centro un arco trionfale a tre fornici ricorda quello eretto in onore di Costantino a Roma; alla sua sinistra una riproduzione del Colosseo e sulla destra un edificio che trae ispirazione dal Battistero di Firenze; ai margini della tavola due palazzi in stile rinascimentale neo-antico chiudono la scena. Quest'opera nel catalogo della collezione Massarenti era attribuita erroneamente a Pinturicchio.
Sempre dalla collezione del prelato romano provengono la «Madonna con Bambino e San Giovanni Battista» di Giulio Romano, il «Ritratto di Maria Salviati de' Medici con Giulia de' Medici» di Pontormo e il «Ritratto di Livia da Porto Thiene con la figlia Porzia» dipinto da Veronese nel 1551.
Celebrata, al momento del suo acquisto da parte di Walters nel 1901, come la prima Madonna di Raffaello ad entrare negli Stati Uniti, la «Madonna dei candelabri» non è oggi unanimemente attribuita al pittore urbinate. Alcuni studiosi sostengono che si tratti di un'opera tarda del Sanzio completata dagli allievi di bottega, altri sostengono invece che Raffaello non ci abbia lavorato, ma che sia stata dipinta nella sua totalità da uno dei suoi assistenti quali Giulio Romano, Perin del Vaga o Giovan Francesco Penni. Questo dipinto, oggi a Baltimora, fino agli inizi del XVIII secolo era custodito a Roma nel Palazzo Borghese.
Nei decenni successivi, per integrare la collezione Massarenti, il Museo di Baltimora acquistò diversi altri dipinti italiani. Tra di essi le due «Vedute dell'antica Roma» di Giovanni Paolo Pannini e la «Maddalena penitente» di Guido Reni acquisita nel 1987. Nel 2003 entrò nella collezione l'«Allegoria dei cinque sensi» attribuita a Pietro Paolini.
La collezione dei dipinti italiani di Walters venne studiata da Federico Zeri che, nel 1976, ne pubblicò il catalogo. Zeri a più riprese rivelò dei dettagli di grande interesse inerenti i dipinti oggi a Baltimora. Basti pensare alla «Madonna con Bambino e san Giovanni Battista» (che lui attribuiva a Raffaellino del Colle e che oggi è ritenuta opera di Giulio Romano), sotto la quale gli esami diagnostici hanno rivelato che è celata una composizione molto simile a un dipinto dello stesso soggetto oggi custodito a Roma alla Galleria Borghese.
Nella ricca sezione dedicata alle antichità romane, tra sarcofagi, gioielli, bronzi, sono custoditi due ritratti imperiali degni di nota: il primo rappresenta Ottaviano Augusto e venne acquistato da Walters nel 1913; il secondo raffigura Marco Aurelio e faceva parte della collezione Massarenti.
La raccolta di manoscritti e libri rari, invece, può vantare preziose edizioni provenienti dall'Armenia, Etiopia, Bisanzio; prime edizioni stampate di testi antichi dei più grandi pensatori quali Euclide o Aristotele; diari scritti da Napoleone e peculiari rilegature realizzate da Tiffany.
Tra le arti decorative, la raccolta di porcellane di Sèvres comprende pezzi realizzati per la reggia di Versailles e, in tema di opere francesi, sono diversi, nella sezione dedicata all'arte europea del XIX secolo, i dipinti di Delacroix, Géricault, Ingres e dei maestri di Barbizon quali Millet e Rousseau.
Certamente una visita entusiasmante, ancora oggi, a quasi novant'anni dalla sua creazione e centoventi dall'acquisto della raccolta Massarenti, il Walters Art Museum serve Baltimora e il Maryland e la sua peculiare collezione stupisce per la sua varietà e intrinseca qualità, incarnando un formidabile veicolo di conoscenza e di cultura a supporto della comunità.
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